ITA / ENG

MOSTRE PERSONALI

2020
→LOST, Naviglio Martesana, Villa delle Rose, Naviglio Martesana, progetto di arte pubblica di Marco Arosio e Rossana Ciocca, Milano
→Spazio Amato, opera permanente, Oasi del WWF Lago di Burano, Capalbio, a cura di Hypermaremma, Courtesy Terre di Sacra
→Una boccata d’arte, Santuario di Montovolo, Grizzana Moranti, Emilia Romagna, Italia, Courtesy Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua

2019
Goldenrock, public landscape, gold leaf on rock, Rio Val Grande, Piemonte

2018
→Belvedere, Omaggio a Giulio Romano, Palazzo Ducale, Complesso Museale Mantova
→LOVED SPACE, a view not a window, a cura di Rossana Ciocca, Via Donatello 7, Milano

2017
→ESSERE SPAZIO, a cura di Antonio Oriente in collaborazione con la soprintendenza ai beni archeologici di Napoli, sito archeologico di Santa Croce, Villa marittima, Sapri, opera permanente

2016
→After the gold rush, a cura di Marco Bazzini, Spazioborgogno, Milano

2015/2016
Spazio Amato, a cura di Angelandreina Rorro, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

2015
Le Jardin, Studio Geddes-Franchetti, Roma.
In your eyes, Three Hills Manufacture Rodchelskaya Street 15, Mosca

2014
Light, a cura di studio Campbell-Rey, Bentley Elements, Art Basel Miami.
Landline, Brother’, a cura di Alessandro Buganza, Art Gallery, Lugano, Svizzera Con-temporary.

2012
Annottazioni e mancate risposte, (con Emanuele Becheri), a cura di Mauro Panzera, Galleria A+B, Brescia.
Linee di costruzione, Galleria Nilufar, Palazzo Durini, Milano

2011
Never Off, Galleria Spazioborgogno, Milano 2009
Gate Now Open, N.O. Gallery, Milano 2008
Dreams of a possibile City, installazione site-specific, Fondazione Stelline, Milano 2005
5500°k, Galleria Paolo Bonzano Artecontemporanea, Palazzo Taverna, Roma 2001
Lucedoro, a cura di Paola Magni, complesso monumentale di San Salvatore in Lauro, Roma 2000
Bella posta, Galleria Neon, Bologna 1999
Abitare, Care/Of, Cusano Milanino, Milano 1998
Dessin du Dessin, Vetrines du hall, Ecole de Beaux Art de Valanciennes 1997
Città invisibile, a cura di Bettina della Casa, Istituto d’arte Depero, Rovereto, Trento 1996
Maesta dell’invisibile, a cura di Bettina della Casa, Veragouth Arte Contemporanea, Lugano 1994
La ricchezza, a cura di Sergio Risaliti, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano

1993
Veritas Splendor, Studio Bocchi, Roma

1992
Largado, Galleria TAG, Udine Il trillo del diavolo, Spazio di via Lazzaro Palazzi, Milano

1991
VLU, Chiesa di San Zenone, Brescia 1990
Signori si chiude!, Spazio di via Lazzaro Palazzi, Milano.

MOSTRE COLLETTIVE

2020
→Compresenze, Note per una fenomenologia dell’apparizione, Giudecca Art District, A cura di Pierpaolo Scelsi e Valentina Gioia Levy

2019
Biennolo, Biennale d’Arte a cura di ArtCityLab, Matteo Bergamini e Carlo Vanoni, Milano
→Segni di luce, Il disegno come progetto, a cura di sara Liuzzi, CRAC Puglia, Taranto
→Experiri, l’ Arte racconta il cammino, Università Cattolica, Milano
→Icone Italiane, tra Miti e meraviglie. Cidneon, Castello di Brescia, Brescia

2018
→Da uno a dieci, galleria Massimo Minini, Brescia
Prospectum, Casa Italia, olimpiadi invernali, Pyeongchang, Corea del Sud
On longing and consolation, Kunstenfestival, Watou, Belgio
→A cavallo di un raggio di luce, a cura di Alessandro Demma, Parco d’Arte Quarelli, Roccaverano, Asti
“ANY COLOR YOU LIKE, AS LONG AS IT’ S WHITE”, Galleria Spazio 22, Milano
Prospectum, Casa Italia, PyeongChang, Corea del Sud

2017/2018
NLF a cura light art collection Amsterdam, Norrkòping, Svezia

2017
Look now, a cura di Daan Rau, Palazzo Vendramin Costa, Venezia 2016/ 2017
Bunyan, Islamic Art Festival, Sharjah Art Museum, UA Emirates
→Andar x porte, a cura di ArtCityLab, Palazzo Archinto, Milano
WunnderMoRE, a cura di MoRe Museum, Maxxi Museum, Roma
→8208 LDF, Como

2016
→Fondo Oro, galleria Disegno, Mantova. LIGHTWAVES, a cura di Quays Culture, Manchester, UK. Anni 80/90: oggetti, processi, relazioni: l’incantesimo del quotidiano, a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala, Temple Gallery, Roma. BOOKART beyond reading, a cura di Irene Moret, Sara Floris e Bruno De Blasio, Galleria Della Provincia Pordenone

2015
Ennesima, Una mostra di sette mostre sull’arte italiana, a cura di Vincenzo de Bellis e Cristina Baldacci, La Triennale di Milano. Today I Love You, Amsterdam Light Festival. Interactions, a cura di Maroje Mrduljaš e Anthony Sevšek, Museum of Contemporary Art, Zagabria. Way Out, a cura di Paolo Giordano, Spazioborgogno, Milano.
→More Spaces, a cura di Elisabetta Modena, Marco Scotti, Valentina Rossi e Anna Zinelli, Palazzo Pignorini, Parma. Frammenti di immaginario-esperimenti di riuso urbano, a cura di MEME Exchenge, Casa degli Artisti, MuTA, Ravenna

2014
Entre deux chaises, un livre, a cura di Diane Hennebert e Christophe Dosogne, Foundation Boghossian Villa Empain, Brussels. Bag, IV edizione, Università Bocconi, Milano. 030.2.0 Arte da Brescia, a cura di Dario Bonetta e Fabio Paris, Castello di Brescia. Con-temporary, YMC, a cura di Paola Magni, Principato di Monaco

2013
Neon, la materia luminosa dell’arte, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e David Rosemberg, MACRO – Museo d’Arte Contemporanea, Roma. NOPX Artbook – Limeted editions, Torino

2012
Altra natura, a cura di Stefano Pezzato, Museo Pecci Milano

2011
Giorni felici, a cura di Davide Dall’Ombra, Casa Tesori, Milano. A mina a mano amata, a cura di Giuseppe Pietroniro, Studio Geddes-Franchetti, Roma

2010
Vette, a cura di Ilaria Bignotti, Palazzo Frisaccio, Tolmezzo, Udine

2008
Inscape Landscape, N.O. Gallery, Milano
Incipit, a cura di Ludovico Pratesi, Palazzo Rospigliosi, Roma. M.A.P, N.O. Gallery, Milano. La forma configge con il tempo, a cura di Mauro Panzera, Galleria Maria Grazie del Prete, Roma

2007
Ma come mai, a cura di Cecilia Canziani, Galleria Paolo Bonzano, Roma

2006
Intangibile Routes, a cura di Virginia Pérez-Ratton and Tamara Diaz, Museo de Arte y Diseño Contemporaneo, San Jose, Costa Rica. Esercizio#1, Galleria Neon, Bologna. Mutiplo 4, N.O. Gallery, Milano

2005
Filoluce, a cura di Rachele Ferrario, Museo della Permanente, Milano. Entr’acte 2, Arte contemporanea in casa Gallizio, Alba, Cuneo. Multiplo 3, NO Gallery, Milano. Giove, a cura di Mario Fortunato, Museo dei Mari e dei Miti, Crotone

2003
EV+A, a cura di Virginia Pérez-Ratton, Limerick City Gallery of Art, Irlanda. 030, a cura di Francesco Tedeschi e Fabio Paris, Palazzo Bonoris, Brescia

2002
Entr’acte, Palazzo Albiroli, Bologna

2000
Mind the Gap, a cura di Mario Gorni, Akademie Galerie, Monaco, Germania. Courtesy neon, DLF, Bologna. Teatro Metropolitano Italiano, a cura di Sergio Risaliti, MIART, Milano. Preview, a cura di Gino Gianuizzi e Mauro Manara, Castel San Pietro Terme, Bologna. Periscopio 2000, a cura di Paolo Campiglio, Angela Madesani, Francesco Tedeschi, Fondazione Stelline, Milano

1999
Frame, Galleria Biagiotti, Firenze Effetto notte, a cura di Ludovico Pratesi, Napoli Sotterranea, Napoli

1998
Generazione Media, La Triennale, Milano. Fuori Uso, a cura di Laura Cherubini Opera Nuova, Pescara. Blue, a cura di Laura Cherubini, Porto Antico, Genova. Alta definizione, a cura di Ludovico Pratesi, Centrale Montemartini, Roma

1997
Il Punto, a cura di Elio Grazioli, Galleria Continua, San Gimignano

1996
Modernità, a cura di Marisa Vescovo, Fondazione Palazzo Bricherasio, Torino

1995
→Campo, a cura di Francesco Bonami, Corderie dell’Arsenale, Venezia – Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene , Torino – Kunstmuseum Malmo, Svezia. Tradition & Innovation, a cura di Francesco Bonami, National Museum of Modern and Contemporary Art, Seoul. Aperto ‘95, Trevi Flash Art Museum, Palazzo Lucarini, Perugia. Della Vita e dell’amore, Castel San Pietro, Bologna

1994
→Prima linea, a cura di Francesco Bonami, Trevi Flash Art Museum, Palazzo Lucarini, Trevi, Perugia. Mais ou est donc passe Eros, a cura di Ami Barak e Sergio Risaliti, FRAC – Languedoc – Roussillon, Uséz, Francia. Turbare il tempo, a cura di Saretto Cincinelli, Museo Archeologico Nazionale, Firenze. Attualissima in Paesaggio Italiano, Palazzo degli Affari, Firenze

1993
Arte e Altro, a cura di Rossella Siligato e Ludovico Pratesi, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Take the Bare Necessity, a cura di Sergio Risaliti, Gallery Anne De Villepoix, Parigi. Critica in opera, a cura di Grazia Toderi e Mauro Manara, Castel San Pietro, Bologna. Arte Poetica, a cura di Nora Halpern, Frederik R., Weisman Museum of Art at Pepperdine University Malibu, California.
Nuova ingegneria per l’osservazione e lampi di genio, a cura di Sergio Risaliti, Villa Montalvo, Campi Bisenzio, Firenze

1992
→Molteplici Culture, a cura di Carolyn Christov Bakargiev e Ludovico Pratesi, Monastero di S. Egidio, Roma. Entre chien et loup, Magasin – Centre National d’Art Contemporain de Grenoble. Hotel des Arts, a cura di Franck Perrin, “La gallerie parlée” 8, Parigi- Rencontre avec lo Spazio di via Lazzaro Palazzi, Milano.
Retablo, Palazzo Gotico, Piacenza. Lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi, ovvero: tirar correndo, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, Spazio Ansaldo, Milano

1991
Volpaia in vista, a cura di Luciano Pistoi, Volpaia, Radda in Chianti, Siena

BIBLIOGRAFIA

2020
Light art, mappatura di una fascinazione di Sara Liuzzi, Espoarte, N.1 gennaio
Ode alla Maremma, Corriere della sera, Toscana, Chiara Dino
Capalbio diventa uno spazio amato, Il Messaggero
Spazio Amato a Hypermaremma, Arte e critica, ottobre 2020 di Giulia Pollicita
Progetti e utopie nel segno del neon, rivista LUCE Settembre 2020 di jacqueline Ceresoli
Spazio amato l’installazione che dialoga con il territorio, AD sett. 2020 Ludovica Amici
Spazio amato: ode alla Maremma, Vanity fair, luglio 2020

2019
Biennolo, eptacaidecafobia, testi di Matteo Bergamini e Carlo Vanoni a cura di    ArtCityLab, Postmedia books editore
Artists are taking the stage, Domus Aurea in Frame magazine n. 127, Amsterdam
La luce come spazio possibile, intervista di Massimo Villa su luce e design di sett.
La luce nell’arte del nuovo millennio, Testi di Sara Liuzzi, Cangemi Editore
Segni di luce, il disegno come progetto di Carmelo Cipriani, Segno  Sett/Ott 2019
Segni di luce, catalogo a cura di Sara Liuzzi ed Crac, Taranto
Il silenzio, Nei linguaggi installativi, testo Sara Liuzzi, Cangemi Editore

2018
La sedia di luce accende la notte, di Cristina Campanini in Repubblica, 27 luglio 2018
La luce nell’arte del nuovo millennio, Testi di Sara Liuzzi, Cangemi Editore
Bach Project, di  Roberto Giambrone, sole 24, 4 novembre 2018
Close up, 10 Atti introspettivi,  testo Sara Liuzzi, Cangemi Editore
UN VIAGGIO DI LUCE. A Palazzo Ducale di Mantova, l’omaggio di Massimo Uberti a Giulio Romano, di Jacqueline Ceresoli in exibart, Luglio 2018
ELETTRICITÀ, dalla storia della tecnica alla storia dell’arte, di Alberto Mugnaini e Antoni
Savini, Silvana Editore
Biennale light Art Mantova, Testi di Peter Assmann a cura di Vittorio Erlindo, Manfredi
Edizioni
Lust for Light by Hannah Stouffer, Published by Gingko Press, California, USA
Coreografie tra linee di luce, di Francesca rosso, la Stampa , 13 settembre 2018

2017
Bunyan, Islamic Art Festival, cat. Ed.  Department of culture, Sharjah, 19ma edizione Giorgio Pressburger, Due o tre idee sussurrate, in Corriere della sera, pag. cultura 9 luglio

2016
After the gold rush, a cura di Marco Bazzini, Ed. Maretti. Rebecca Roke, Nanotecture: Tiny Built Things, Phaidon, Londra. Neon Homes and Cities of Tape: 10 Spectacular Art-Architecture Crossovers You Need to Know Now, in “Artspace”, 25 marzo. Martina Adami, Le jardin, in “Insideart”, 10 gennaio. Vincenzo de Bellis, Ennesima, catalogo mostra, edizioni Mousse Publishing e La Triennale Milano Cristina Baldacci, Paola Nicolin, Andrea Villani, L’archivio corale, catalogo mostra, edizioni Mousse Publishing e La Triennale di Milano. Chiara Gatti, La città Ideale di Massimo Uberti, in “La Repubblica”, 26 marzo. Martedì critici alla Temple University – Anni ‘80 e ‘90, in “Corriere della Sera”, Roma, 26 gennaio. BookArt, beyond reading, testi di Irene Moret, Sara Floris e Bruno De Blasio NAVAPress Milano

2015
Vanja Zanco, Interactions, cat Ed. MSU, Zagabria. Alessandra Caldarelli, Bocs Art, in “Insideart”, ottobre. Vittorio Cerdelli, Disegnare con la luce a Miami, in “Corriere della Sera” (Brescia), 11 marzo. Vittorio Cerdelli, Amicizia al neon, in “Corriere della Sera” (Brescia), 29 novembre
Alberto Dambruoso, Martedì critici, Maretti Editore, Forlì. Rachele Ferrario, Quei tableau vivant che legano le poetiche, in “Corriere della Sera”, 25 novembre. Frank Karssing, Amsterdam light festival, in National Geographic Italia, dicembre. Marcelo Lima, Dimensao poetica, Intervista a Massimo Uberti, Estadao de San Paulo, Brasile, gennaio 2015. Michell Lott, Uma casa de luz para refletir, in “Casa Vogue”, Cultura, Brasile, gennaio. Vera Schiavazzi, L’archivio del non realizzato, in “La Repubblica”, 1 ottobre. Élodie Ternaux, Massimo Uberti in Encyclopedia of materials, Laurence King Publishing, USA. Rogier Van der Heide, Amsterdam Light Festival, edizioni FLA, Amsterdam. Spazio Amato, Frammenti d’immaginario, a cura di MEME Exchange, Ravenna

2014
Valentina Bernabei, L’arte rifiutata dal museo finisce on line, in “La Repubblica”, 21 giugno. Alessandro Buganza, Landline, catalogo mostra, edizione Brother’ Art Gallery, Lugano. Rita Fenini, Bocconi Art Gallery, in “Panorama”, maggio. Installation neon par Massimo Uberti, in “Le journal du design”, dicembre. Entre deux chaises un livre, Edizioni Fondation Boghossian, Brussels

2013
Laura Maggi, Disegni di luce, in “Elle Decor Italia”, giugno. Helga Marsala, Le città utopiche di Massimo Uberti, in “Artribune”, dicembre. La casa al neon, in “Living – Corriere della Sera”, dicembre

2012
Martina Adami, Il neon è per sempre, in “Insideart”, giugno. Jacqueline Ceresoli, Stanze d’artista, in “Exibart”, novembre. Gisella Gellini, Light Art in Italy, edizioni Maggiori. Francesco Murano, Light works experimental, edizioni Maggiori. Mauro Panzera, Emanuele Becheri, Massimo Uberti, ArtAlgìA, foglio d’arte, n. IX, Brescia. Bartolomeo Pietromarchi e David Rosembreg, Neon la materia luminosa dell’arte, catalogo mostra, edizioni Quodlibet, Roma.
Adriana Polveroni, M’illumino di MACRO, in “Exibart”, luglio

2011
Stefano Pezzato in Giorni felici, a cura di Davide Dell’Ombra, edizioni Casa Tesori, Novate Milanese. Gisella Gellini e Francesco Murano, Light Art in Italy, edizioni Maggioli

2010
Massimo Uberti, in “Spatii Culturale”, anno III, n. 10, Buzau, Romania. Gisella Gellini e Francesco Murano, Light Art in Italy, edizioni Maggioli

2009
Meri Gorni, A quarant’anni in A mio Padre, Campanotto editore

2008
Ilaria Bignotti, Città e luce, edizioni Festival Architettura, Parma. Anna Mangiarotti, Intervista a Massimo Uberti, in “Il Giorno”, 13 aprile. Mauro Panzera, Luca Doninelli, Sergio Calatroni, Dreams of a possible city, catalogo mostra, edizioni Electa, Milano 108 109
Ludovico Pratesi, Incipit, catalogo mostra, Roma. Arte contemporanea, collana, n. 8, edizioni Electa. Il Giornale dell’Arte, inserto Milano n. 1, maggio 2008

2006
Virginia Pérez-Ratton, Lorenzo Bruni, Estreco dudoso, catalogo mostra, edizioni TEOR/ èTica, San Josè, Costa Rica

2005
Angelo Capasso, Massimo Uberti, in “Tema Celeste”, n.111, Milano. Rachele Ferrario e Lorella Giudici, Filoluce, edizioni Charta, Milano. Mauro Panzera, Città Ideali, ArtAlgìA, foglio d’Arte, n.VIII, Brescia. Pericle Quaglianone, 5500 K, in “Exibart”, aprile.
Rachele Ferrario, Una città circolare tra luce ed ombra, in “Corriere della sera”, 10 marzo. Mario Fortunato, Museo dei mari e dei Miti, edizioni del Museo, Crotone

2003
Michela Alfiero, 030, Intervista a Massimo Uberti, catalogo mostra a cura di Francesco Tedeschi e Fabio Paris, Brescia. Delphine Borione, Ludovico Pratesi, Sergio Risaliti, Laura Cherubini, Una casa per l’arte 1997- 2003, edizioni Futuro, Roma.
Luigi Di Corato, The offical point of view, edizioni Actar, Spagna e USA. Paola Magni, Lumina, in “Dorul”, intervista a Massimo Uberti, XII-bis nr 165, Danimarca, novembre. Virginia Pérez-Ratton, EV+A – On the border of each other, catalogo mostra edizioni Lcga, Limerick, Irlanda

2001
Paola Magni, Lucedoro, Intervista a Massimo Uberti con un testo di Paolo Campiglio, edizioni il Cigno, Roma

2000
Paolo Campiglio, Periscopio 2000, catalogo mostra, Mazzotta Editore. Gino Gianuizzi e Mauro Manara, Preview, edizioni Pneuma, Castel S. Pietro Terme (Bologna)

1999
Ludovico Pratesi e Paola Magni, Effetto notte, catalogo mostra, edizioni Castelvecchi Arte, Roma

1998
Laura Cherubini, Opera Nuova, “Fuori Uso 98”, catalogo mostra, edizioni Arte Nova, Pescara. Laura Cherubini, Blue, catalogo mostra, edizioni Philip Morris C Inc. Genova. Paola Magni, Dessin du Dessin, catalogo mostra, ART & RECHERCHE, edizioni Ecole de Beaux-arts, Valenciennes, Francia.
Pierre Restany, La ferrea legge del desiderio, in “Domus”, gennaio Generazione Media, catalogo mostra Generazione Media, edizione La Triennale, Milano

1997
Costantino D’Orazio e Ludovico Pratesi, Verso il futuro, catalogo mostra, edizioni Art Gallery BN

1996
Laura Cherubini, Ultime generazioni, catalogo mostra, XII Quadriennale, Roma. Bettina Della Casa, Maestà dell’Invisibile, catalogo mostra, edizioni Veragouth Arte Contemporanea.
Marisa Vescovo, Modernità – Progetto 2000, catalogo mostra, edizioni Electa

1995
Francesco Bonami, Campo, catalogo mostra, Allemandi editore, Torino. Francesco Bonami, Tradition &Innovation, catalogo mostra, edizioni National Museum of Modern and Contemporary Art, Korea. Helena Kontova , Uno,cento, mille Aperto, in “Flash Art Italia”, n. 192. Jennifer Hftleitner, Mais Où Est Donc Passé Eros, in “Flash Art Internazional”, n.180, febbraio. Sergio Risaliti, Della vita e dell’amore, edizioni Pneuma, Bologna

1994
Emanuelle Koenig, Massimo Uberti, Prima linea, Trevi Flash Art Museum, a cura di Francesco Bonami, edizioni Giancarlo Politi. Maurizio Bortolotti, Lumière et énergie, intervista a Massimo Uberti, EL GUIA, febbraio. Laura Cherubini, Massimo Uberti, in “Flash Art Italia”, n. 185
Alessandro Guerci, Turbare il tempo, in “Flash Art Italia”, n. 188. Sabrina Zannier, Eros in giardino, in “Messaggero Veneto”, 2 ottobre

1993
E. Arlix, L. Moro, B. Rudiger, A. Trovato, M. Uberti: Take the Bare Necessity, catalogo mostra, Le Journal des Expositions, n. 6, maggio, Parigi. Nora Halpern, Arte Poetica, catalogo mostra, edizioni Frederick R. Weisman Museum of Art at Pepperdine University Malibù, California. Frank Perrin, Take the bare necessity, in “Flash Art Internazional”, n. 172. Sergio Risaliti, Massimo Uberti, in “Flash Art Italia”, n. 172

1992
Ami Barak, Entre chien et loup, Metropolis n.4 Parigi. Giacinto Di Pietrantonio, Molteplici Culture, edizioni Carte Segrete, Roma. Frank Perrin, European Guerrilla, Portraits d’artistes avec groupes, in “Kanal Europe”, aprile – maggio, 1992. Roberto Pinto, Molteplici culture, in “Flash Art Italia”, n. 169. Grazia Toderi, Critica in opera, intervista a Massimo Uberti, edizioni Pneuma. Marco Senaldi, Lazzaro Palazzi-Milano Poesia, in “Flash Art Italia”, n. 171. Massimo Uberti, Lingua, in “Tiracorrendo”, n. 1, settembre 1992

1991
Angela Vettese, Volpaia in vista, in “Il Sole 24 Ore”, 8 agosto 1991

MOSTRE PERSONALI

2020
→LOST, Naviglio Martesana, Villa delle Rose, Naviglio Martesana, progetto di arte pubblica di Marco Arosio e Rossana Ciocca, Milano
→Spazio Amato, opera permanente, Oasi del WWF Lago di Burano, Capalbio, a cura di Hypermaremma, Courtesy Terre di Sacra
→Una boccata d’arte, Santuario di Montovolo, Grizzana Moranti, Emilia Romagna, Italia, Courtesy Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua

2019
Goldenrock, public landscape, gold leaf on rock, Rio Val Grande, Piemonte

2018
→Belvedere, Omaggio a Giulio Romano, Palazzo Ducale, Complesso Museale Mantova
→LOVED SPACE, a view not a window, a cura di Rossana Ciocca, Via Donatello 7, Milano

2017
→ESSERE SPAZIO, a cura di Antonio Oriente in collaborazione con la soprintendenza ai beni archeologici di Napoli, sito archeologico di Santa Croce, Villa marittima, Sapri, opera permanente
 

2016
→After the gold rush, a cura di Marco Bazzini, Spazioborgogno, Milano

2015/2016
Spazio Amato, a cura di Angelandreina Rorro, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

2015
Le Jardin, Studio Geddes-Franchetti, Roma.
In your eyes, Three Hills Manufacture Rodchelskaya Street 15, Mosca

2014
Light, a cura di studio Campbell-Rey, Bentley Elements, Art Basel Miami.
Landline, Brother’, a cura di Alessandro Buganza, Art Gallery, Lugano, Svizzera Con-temporary. 

2012
Annottazioni e mancate risposte, (con Emanuele Becheri), a cura di Mauro Panzera, Galleria A+B, Brescia.
Linee di costruzione, Galleria Nilufar, Palazzo Durini, Milano

2011
Never Off, Galleria Spazioborgogno, Milano 2009
Gate Now Open, N.O. Gallery, Milano 2008
Dreams of a possibile City, installazione site-specific, Fondazione Stelline, Milano 2005
5500°k, Galleria Paolo Bonzano Artecontemporanea, Palazzo Taverna, Roma 2001
Lucedoro, a cura di Paola Magni, complesso monumentale di San Salvatore in Lauro, Roma 2000
Bella posta, Galleria Neon, Bologna 1999
Abitare, Care/Of, Cusano Milanino, Milano 1998
Dessin du Dessin, Vetrines du hall, Ecole de Beaux Art de Valanciennes 1997
Città invisibile, a cura di Bettina della Casa, Istituto d’arte Depero, Rovereto, Trento 1996
Maesta dell’invisibile, a cura di Bettina della Casa, Veragouth Arte Contemporanea, Lugano 1994
La ricchezza, a cura di Sergio Risaliti, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano

1993
Veritas Splendor, Studio Bocchi, Roma

1992
Largado, Galleria TAG, Udine Il trillo del diavolo, Spazio di via Lazzaro Palazzi, Milano

1991
VLU, Chiesa di San Zenone, Brescia 1990
Signori si chiude!, Spazio di via Lazzaro Palazzi, Milano.

MOSTRE COLLETTIVE

2020
→Compresenze, Note per una fenomenologia dell’apparizione, Giudecca Art District, A cura di Pierpaolo Scelsi e Valentina Gioia Levy

2019
Biennolo, Biennale d’Arte a cura di ArtCityLab, Matteo Bergamini e Carlo Vanoni, Milano
→Segni di luce, Il disegno come progetto, a cura di sara Liuzzi, CRAC Puglia, Taranto
→Experiri, l’ Arte racconta il cammino, Università Cattolica, Milano
→Icone Italiane, tra Miti e meraviglie. Cidneon, Castello di Brescia, Brescia

2018
→Da uno a dieci, galleria Massimo Minini, Brescia
Prospectum, Casa Italia, olimpiadi invernali, Pyeongchang, Corea del Sud
On longing and consolation, Kunstenfestival, Watou, Belgio
→A cavallo di un raggio di luce, a cura di Alessandro Demma, Parco d’Arte Quarelli, Roccaverano, Asti
“ANY COLOR YOU LIKE, AS LONG AS IT’ S WHITE”, Galleria Spazio 22, Milano
Prospectum, Casa Italia, PyeongChang, Corea del Sud

2017/2018
NLF a cura light art collection Amsterdam, Norrkòping, Svezia

2017
Look now, a cura di Daan Rau, Palazzo Vendramin Costa, Venezia 2016/ 2017
Bunyan, Islamic Art Festival, Sharjah Art Museum, UA Emirates
→Andar x porte, a cura di ArtCityLab, Palazzo Archinto, Milano
WunnderMoRE, a cura di MoRe Museum, Maxxi Museum, Roma
→8208 LDF, Como

2016
→Fondo Oro, galleria Disegno, Mantova. LIGHTWAVES, a cura di Quays Culture, Manchester, UK. Anni 80/90: oggetti, processi, relazioni: l’incantesimo del quotidiano, a cura di Alberto Dambruoso e Helga Marsala, Temple Gallery, Roma. BOOKART beyond reading, a cura di Irene Moret, Sara Floris e Bruno De Blasio, Galleria Della Provincia Pordenone

2015
Ennesima, Una mostra di sette mostre sull’arte italiana, a cura di Vincenzo de Bellis e Cristina Baldacci, La Triennale di Milano. Today I Love You, Amsterdam Light Festival. Interactions, a cura di Maroje Mrduljaš e Anthony Sevšek, Museum of Contemporary Art, Zagabria. Way Out, a cura di Paolo Giordano, Spazioborgogno, Milano.
→More Spaces, a cura di Elisabetta Modena, Marco Scotti, Valentina Rossi e Anna Zinelli, Palazzo Pignorini, Parma. Frammenti di immaginario-esperimenti di riuso urbano, a cura di MEME Exchenge, Casa degli Artisti, MuTA, Ravenna

2014
Entre deux chaises, un livre, a cura di Diane Hennebert e Christophe Dosogne, Foundation Boghossian Villa Empain, Brussels. Bag, IV edizione, Università Bocconi, Milano. 030.2.0 Arte da Brescia, a cura di Dario Bonetta e Fabio Paris, Castello di Brescia. Con-temporary, YMC, a cura di Paola Magni, Principato di Monaco

2013
Neon, la materia luminosa dell’arte, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e David Rosemberg, MACRO – Museo d’Arte Contemporanea, Roma. NOPX Artbook – Limeted editions, Torino

2012
Altra natura, a cura di Stefano Pezzato, Museo Pecci Milano

2011
Giorni felici, a cura di Davide Dall’Ombra, Casa Tesori, Milano. A mina a mano amata, a cura di Giuseppe Pietroniro, Studio Geddes-Franchetti, Roma

2010
Vette, a cura di Ilaria Bignotti, Palazzo Frisaccio, Tolmezzo, Udine

2008
Inscape Landscape, N.O. Gallery, Milano
Incipit, a cura di Ludovico Pratesi, Palazzo Rospigliosi, Roma. M.A.P, N.O. Gallery, Milano. La forma configge con il tempo, a cura di Mauro Panzera, Galleria Maria Grazie del Prete, Roma

2007
Ma come mai, a cura di Cecilia Canziani, Galleria Paolo Bonzano, Roma

2006
Intangibile Routes, a cura di Virginia Pérez-Ratton and Tamara Diaz, Museo de Arte y Diseño Contemporaneo, San Jose, Costa Rica. Esercizio#1, Galleria Neon, Bologna. Mutiplo 4, N.O. Gallery, Milano

2005
Filoluce, a cura di Rachele Ferrario, Museo della Permanente, Milano. Entr’acte 2, Arte contemporanea in casa Gallizio, Alba, Cuneo. Multiplo 3, NO Gallery, Milano. Giove, a cura di Mario Fortunato, Museo dei Mari e dei Miti, Crotone

2003
EV+A, a cura di Virginia Pérez-Ratton, Limerick City Gallery of Art, Irlanda. 030, a cura di Francesco Tedeschi e Fabio Paris, Palazzo Bonoris, Brescia

2002
Entr’acte, Palazzo Albiroli, Bologna

2000
Mind the Gap, a cura di Mario Gorni, Akademie Galerie, Monaco, Germania. Courtesy neon, DLF, Bologna. Teatro Metropolitano Italiano, a cura di Sergio Risaliti, MIART, Milano. Preview, a cura di Gino Gianuizzi e Mauro Manara, Castel San Pietro Terme, Bologna. Periscopio 2000, a cura di Paolo Campiglio, Angela Madesani, Francesco Tedeschi, Fondazione Stelline, Milano

1999
Frame, Galleria Biagiotti, Firenze Effetto notte, a cura di Ludovico Pratesi, Napoli Sotterranea, Napoli

1998
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Spazio amato l’installazione che dialoga con il territorio, AD sett. 2020 Ludovica Amici
Spazio amato: ode alla Maremma, Vanity fair, luglio 2020

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La luce come spazio possibile, intervista di Massimo Villa su luce e design di sett.
La luce nell’arte del nuovo millennio, Testi di Sara Liuzzi, Cangemi Editore
Segni di luce, il disegno come progetto di Carmelo Cipriani, Segno  Sett/Ott 2019
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Il silenzio, Nei linguaggi installativi, testo Sara Liuzzi, Cangemi Editore

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La sedia di luce accende la notte, di Cristina Campanini in Repubblica, 27 luglio 2018
La luce nell’arte del nuovo millennio, Testi di Sara Liuzzi, Cangemi Editore
Bach Project, di  Roberto Giambrone, sole 24, 4 novembre 2018
Close up, 10 Atti introspettivi,  testo Sara Liuzzi, Cangemi Editore
UN VIAGGIO DI LUCE. A Palazzo Ducale di Mantova, l’omaggio di Massimo Uberti a Giulio Romano, di Jacqueline Ceresoli in exibart, Luglio 2018
ELETTRICITÀ, dalla storia della tecnica alla storia dell’arte, di Alberto Mugnaini e Antoni
Savini, Silvana Editore
Biennale light Art Mantova, Testi di Peter Assmann a cura di Vittorio Erlindo, Manfredi
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1991
Angela Vettese, Volpaia in vista, in “Il Sole 24 Ore”, 8 agosto 1991

LUOGHI PER ABITANTI POETICI

Dal catalogo After the glod rush,
Maretti Editore, Forli
2015

La luce e` uno strumento irrinunciabile nelle mani dell’artista e un materiale al pari degli altri in architettura. Direttamente connessa con la nostra percezione del mondo, la luce, che e` sempre stata usata come commento a superfici e volumi, dall’avvento dell’illuminazione artificiale gioca un ruolo piu` autonomo e indipendente nei processi formali e strutturali. La luce, con la sua energia smaterializzante, ha contribuito a quel declino dell’opacita` dei corpi e dei volumi che ha preso il sopravvento in buona parte delle realizzazioni artistiche e architettoniche dalla seconda meta` del secolo scorso in poi (1).

CONTINUA

Lo scenario e` quello che si e` formato in poco piu` di cento anni, e precisamente da quando la luce al neon ha assunto nuova presenza nel mondo. La messa a punto da parte del fisico francese Georges Claude di tubi fluorescenti e diversamente colorati apre una nuova epoca a partire dal primo decennio del Novecento (2), cosi` come in questo nuovo millennio la tecnologia a LED ha impresso un nuovo ulteriore passo al mondo dell’illuminotecnica. Di fatto la luce ha modificato il nostro rapporto con i panorami e la vita notturna delle citta`, e non importa piu` che siano metropoli; ha rilevato l’architettura reale in segni essenzialmente luminosi; ha impresso un’altra dimensione nelle arti visive ampliando il proprio valore simbolico, come fino a quel momento era stato in pittura, perché non più confinato al metaforico. L’essenza spirituale che la luce ha evocato per secoli è virata in proposta secolare e laica; gli effetti luministici hanno conquistato lo spazio reale, così come l’ombra, alla luce connessa strettamente, non ha più giocato un ruolo esclusivo nel rapporto cromatico o nella creazione di un’atmosfera. Infine, la sorgente luminosa nel coincidere con l’oggetto illuminato è entrata a pieno titolo nello spazio della comunicazione.
La luce, quindi, costituisce un nuovo campo espressivo verso il quale artisti e architetti non possono restare indifferenti proprio per il valore di novità che ha saputo introdurre e per la qualità dell’esperienza che sa far nascere. Bellezza, stupore, conoscenza, funzionalità, benessere traggono nuova linfa dal sapiente utilizzo della luce. A queste considerazioni di carattere generale ne dovrebbero seguire di più specifiche in riferimento alla singola tensione che ciascun operatore adotta verso l’espressione luminosa e su come questa s’incroci con le altre tematiche che impollinano le opere. Affrontare il singolo, stringere sul particolare, in quest’occasione vuol dire puntare l’attenzione su Massimo Uberti, artista che con la luce lavora, anzi, questa costituisce l’elemento generativo di ogni sua opera. Senza luce i suoi lavori non si vedrebbero, non perché calati in una fitta oscurità ma perché privi della loro prima essenza, della loro potenza poetica. L’energia luminosa è fonte di vita e Uberti la rafforza in questo ruolo nel mondo dell’arte. Nel suo lavoro la luce non ha soltanto il compito di rivelare l’opera ma anche quello di renderla materiale all’apparizione, di tenerla insieme nella coerenza concettuale, di offrirla al visitatore come un passaggio fuori dal vuoto. La ricerca formale di Uberti, pur partendo da alcuni caratteri comuni alla sua generazione, quella che all’inizio degli anni 90 si è scontrata con la disseminazione della forma, ha sfuggito ogni confinamento nello stile, ha infranto ogni regola con la libertà al disinvolto utilizzo dei piu` diversi media, e` stata vissuta nell’individualità con quell’estremo rigore che ricorda il controllato passo del funambolo in equilibrio sulla corda. E, come per questo non si tratta di tecnica o artificio ma piuttosto di una disposizione naturale a camminare sul limite, a misurare ogni passo, a sperimentare la vertigine come emozione reale, nel suo caso la virtualità del fenomeno luminoso nella sua evanescenza e fisicità. Il suo è uno stare in silenzio sul varco, esserne il custode attento in attesa che il visitatore lo oltrepassi perdendo cosi` la sua condizione d’inesperienza. È in questo gioco di offerta e aspettativa che acquista senso l’intima aggettivazione che Uberti avverte verso lo spazio e che dichiara in brevi statement: spazio necessario, spazio amato, spazio atteso, spazio infinito e altro spazio. Ai quali deve essere aggiunto l’essere spazio, ovvero la predisposizione all’azione, a diventarne parte. Dopo tali dichiarazioni appare immediatamente chiaro come la qualità spaziale sia ricercata in tutte le sue opere che sono in massima parte realizzate in situ; una lunga catena che può apparire come una sorta di performance continua in sempre nuovi ‘teatri’. Opere in cui lo spazio s’intreccia alla inclinazione e a un gusto verso il disegno oltre a una proiezione utopica nei confronti della società. L’arte come forza ammonitrice e come aspirazione a un nuovo mondo, come sconfitta delle tenebre culturali e mentali, resta il faro che indica la sua rotta. Nei suoi lavori ancora una volta l’esperienza dell’arte e della vita quotidiana si presentano come un solo universo unificato. E quest’unità Uberti la propone non con incursioni nella sociologia, nella geopolitica, nell’informazione ma con la grazia e la gioia di chi abita l’arte e a questa e` strettamente interessato perché l’opera da` origine a luoghi altri e racchiude in sè passato e futuro. Se proprio dobbiamo individuare una sua digressione in altra disciplina, Uberti la compie nell’architettura e ancor più specificatamente nella sua radice progettuale in cui si registrano le preoccupazioni del dover dare forma a un mondo migliore. Da questa tangenza prendono forza i suoi lavori intorno alle città ideali che a sua volta sono il punto d’incontro perfetto del pensiero politico con quello estetico. A partire dal nuovo millennio, Uberti rilegge in diversi appuntamenti i progetti di queste città governate dallo spirito superiore dell’Umanesimo proprio perché nelle loro idee e aspirazioni ritrova i fondamenti del buon abitare. Ma prima di analizzare quelli che sono già degli esiti maturi è bene ripercorre, seppur brevemente, i suoi esordi in modo da offrire una narrazione utile a interpretare tutto quello che in questo libro è documentato nella parte fotografica. La prima mostra avviene nello spazio di via Lazzaro Palazzi nel 1990, uno spazio gestito in piena autonomia da un gruppo d’artisti da poco usciti dall’Accademia di Brera a cui aderisce anche Uberti, il più giovane tra tutti. Un diaproiettore diffonde su una scatola di plexiglass, al cui interno sono racchiusi degli scarafaggi, un’immagine di un edificio industriale: l’impianto di riciclaggio dei rifiuti della città di Brescia. Gli insetti, che dentro il contenitore trasparente si muovono liberamente sulla diapositiva, fanno immaginare una videoproiezione che in realtà non esiste. Il titolo, “… Signori … si chiude!”, sicuramente scaramantico per una mostra d’esordio cela nella sua apparente bizzarra affermazione, tipica formula per sgombrare un locale, un invito alla partecipazione: si può invitare a uscire solo chi è entrato. In mostra sono messe in relazione due architetture, quella reale e quella virtuale, altrettanto povere e inespressive. E la luce gioca da subito un ruolo importante perché “consente la messa in forma di una tale relazione complessa”(3) in quanto illumina l’ambiente e da sostanza all’immagine. Anche nella mostra successiva nella chiesa di San Zenone a Brescia e` proiettata una diapositiva e ancora una volta l’ambientazione è carica di presenze del passato che dialogano con un’immagine del tempo presente. Ai frammenti di affreschi conservati nell’edificio si aggiunge un paesaggio boschivo con al centro la grande scritta in caratteri graziati VLU, che in provenzale significa velluto, un materiale che nella pittura rinascimentale è stato largamente e attentamente rappresentato. Un’installazione, questa, che parla del rapporto arte natura, che richiama la storia dell’arte in cui s’intrecciano temporalità e forme diverse, che con discrezione rispetta e reinventa la storicità del racconto grazie proprio all’utilizzo della luce. Le proiezioni in Uberti offrono lo spunto per riflettere sulla presunta neutralità dello spazio, anche quando appare come schermo e definiscono la sua predisposizione a risolvere tecnicamente l’opera con semplicità, semplicità che nel tempo rimane un carattere distintivo del suo lavoro.
Con la partecipazione al progetto “Imprevisto” presso il Castello di Volpaia del 1991 Uberti rende per la prima volta protagonista il fascio di luce propriamente inteso. Infatti, un potente faro collocato sopra un ulivo illumina un pavimento di piastrelle industriali dal colore giallo oro. “Il dittatore”, così il titolo dell’opera realizzata all’aperto, introduce un evento inatteso nella notte della campagna toscana e impone la sua presenza di artefatto in un contesto naturale. Lo straniamento contestuale, anche se al contrario, viene poi ripreso nell’installazione “Vegetali di Grenoble” proposta l’anno successivo presso il Magasin per una mostra collettiva, quando l’artista colloca nella grande sala del centro d’arte contemporanea francese una serie di lampioni da strada (installazione poi riproposta a Milano per Milano Poesia). Un’installazione che fin dal titolo ricorda le strambe, innocenti e poetiche avventure di Marcovaldo, il protagonista dell’omonimo libro di Calvino, e che, riletta a distanza di tempo, segna nel suo percorso la prima tappa per una funzione architettonico-scultorea data insieme dall’illuminazione e dagli apparecchi che la diffondono. Un passaggio che definitivamente arriva soltanto a fine decennio, infatti, negli anni 90 Uberti è impegnato in una riflessione intorno all’utilizzo dell’immagine fotografica, che come sappiamo e` un modo di “scrivere con la luce”, e, successivamente, sulla sua virtualità grazie all’affermarsi dei nuovi software digitali. Una ricerca così orientata non impedisce, pero`, a Uberti di continuare la sua sperimentazione con installazioni realizzate in situ, in cui continua a utilizzare proiezioni o retroilluminazioni, come avviene nella mostra “La maestà dell’invisibile” o in “Empedocle” presso lo Studio Bocchi di Roma. I temi sono ancora quelli della storia dell’arte (per la mostra romana utilizza una copia in gesso del Cavaspina dei Musei Vaticani), della visione e della sua distorsione, del mettere in relazione interno e esterno, o materiali di varia natura. In un momento in cui anche in arte si è alla ricerca dell’evento mediatico Uberti reagisce a tutto questo cercando di percorrere un’altra via più fedele alla sua etica d’artista e piu` incentrata intorno ai valori universali dell’opera. La sua sfida è sempre quella di voler accendere la luce sul lato meno conosciuto delle cose. Sono di questi anni una serie di opere fotografiche dal sapore visionario, in cui la figura predominante è la casa o un frammento di essa. Si ritrova sospesa tra le nuvole o sdoppiata nella notte. A queste si affiancano immagini di finestre illuminate nel buio che, in continuità con quanto fino a quel momento fatto, prendono il titolo di “Sipari luminosi” o “Abitare”. E questo titolo si ritrova ancora nei disegni retroilluminati di un corpo accovacciato o di una finestra con l’avvolgibile alzato. Infine, così è intestata anche quella semplice casetta, quasi un disegno di un bambino, realizzata nel 1999 con solo 15 tubi al neon quali tratti lineari di una matita luminosa. Si tratta di una conferma di quanto fino a questo momento fatto ma anche dell’inizio di quel suo operare direttamente con la luce nello spazio. E ancora, con questa sintetica struttura trova compimento il suo dialogo con l’architettura individuata quale “culla dell’esistere umano e sociale, luogo del senso, luogo fondativo”. (4) D’ora in poi quelli che sono i fragili contorni disegnati dal neon che alludono alla presenza dell’uomo e il cui contenuto emotivo e` espresso da un vuoto, si succederanno senza sosta nel suo lavoro. Sono citazioni di frammenti architettonici che si presentano come quinte teatrali simboliche più che vere e proprie sculture, sono gabbie luminose affacciate sull’infinito come evocano anche i titoli di alcuni lavori datati tra il 2005 e il 2006. Ritornano i temi di un’iconografia del passato come in “Uno studio” o nel più semplice “scrittoio”, mentre il legame con il disegno progettuale, proprio perché sono tratti nello spazio, si fa più stringente e letterale: la struttura e` come proiettata nello spazio rispetto al disegno. Ma anche su questo fronte Uberti e` pronto per fare un passo laterale, a scombinare le carte, a trasformarlo in scrittura perché consapevole che “se ti muovi non ti prendono”, come recita la sua scritta del 2005 in omaggio a Pinot Gallizio. Le sue dichiarazioni luminose al neon richiamano solo in parte quella radicalita` concettuale degli anni 60; Uberti le stempera sia nell’eredita`, tipica della cultura medio orientale, del disegno come forma di scrittura, sia nel lascito di Lucio Fontana e del suo “arabesco” per la XI Triennale di Milano del 1951. Gli statement gia` ricordati a proposito del valore da attribuire allo spazio acquistano dimensione ambientale e vanno cosi` a illuminare di nuovo senso le loro destinazioni. “Altro spazio” realizzato per il Museo Pecci Milano amplifica la portata museale dell’operazione realizzata dal Centro Pecci di Prato nell’aprire una nuova “vetrina” (5); “Spazio amato” riproposto nella grande sala d’ingresso della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma invita il visitatore a riconsiderare il valore di un museo come bene comune, mentre la stessa frase, con caratteri piu` scomposti e all’aperto, presentata a Ravenna, dichiara l’amore per l’arte e la sua diversita`. Sebbene in uno spazio pubblico, “Today I Love You”, opera permanente collocata sul ponte davanti alla stazione centrale di Amsterdam (realizzata durante l’Amsterdam Light Festival del 2016) propone a ogni singolo osservatore un suo struggente o gioioso pensiero, come testimoniano le migliaia di foto pubblicate su Istagram. Strettamente private, ma non di minor impatto su chi ha la fortuna di poter accedere in quelle abitazioni, sono le scritte “esserespazioamatonecessarioinfinito” o “il faut cultiver notre giardin” con cui Uberti gioca ancora una volta tra etica ed estetica. “Never Off”, invece, scritta al neon presentata per l’omonima mostra presso lo Spazioborgogno a Milano nel 2011, sembra invece alludere alla luce come fonte di infinita energia. La mostra si presenta con una varieta` di segni luminosi che disegnano non piu` un unico ambiente ma singoli elementi (una modalita` che ritroviamo anche in altre occasioni espositive sempre negli stessi anni), sebbene la visione sia di grande unita` e pur nella frammentazione si componga in un solo quadro. Mai spento, torna ossessivamente in mostra quasi a testimoniare l’atteggiamento vigile di Uberti nei confronti dell’arte e della luce ma anche il carattere fantasmatico delle sue opere che possono “morire” con un semplice gesto su un interruttore. Anche quando nel 2015, in occasione di Miami Art Basel Uberti realizza per la nota casa automobilistica inglese Bentley l’opera “Drawing of drawing“, non si tratta di un’architettura fantasma; questa come le altre strutture luminose non hanno lo stesso sapore della Franklin Court di Robert Venturi a Philadelphia. Sono sempre qualcosa di vivo e di praticabile sebbene esistenti solo nei loro confini al neon, sono fonte di energie etiche, estetiche, aspirazione alla misura, al garbo delle proporzioni, in ultima istanza al bello. Esemplare in questa direzione verso l’ideale di vita e di arte e` la grande installazione pubblica realizzata nel 2008 presso la Fondazione Le Stelline dal titolo “Tendente infinito”. Nel gia` suggestivo chiostro della Magnolia, Uberti ripropone a larga scale il disegno di Sforzinda, la citta` ideale disegnata dal Filarete nel 1465 circa. E` una pianta sospesa, realizzata con tubi al neon, che si pone come un filtro tra la citta` reale di Milano e il cielo, quasi a indicare una nuova costellazione e quindi una nuova rotta. Secondo le parole dell’artista è una “città che ha al centro l’uomo, che è ancora capace di sognare, che ritorna a guardare in alto”. Uberti, è proprio il caso di dire, non soltanto riaccende la luce su uno dei piu` caratterizzanti filoni del pensiero architettonico italiano (6) ma ne inverte la prospettiva, cio` che prima era stato visto sempre dall’alto ora e` visibile dal basso; propone la possibilita` di abitare la citta` ideale in maniera reale come gia` qualche anno prima aveva offerto, anche se su diversa scala, la dimensione del camminarci in quelle riprodotte sui tappeti fatti realizzare nel 2004 in Rajasthan o come fa nel 2013 con quelle realizzate a specchio dove e` possibile riflettersi e quindi diventarne parte. Partecipare e` una delle dimensioni fondamentali dell’opera di Uberti e la luce e` il mezzo per creare relazione. Chiaramente Uberti sa benissimo che una città ideale non può esistere e che non è nemmeno immaginabile al di fuori dell’arte, ma sa benissimo che l’arte e` uno dei messaggi più potenti per indicare un futuro diverso. Se architetti e urbanisti possono costruire soltanto città funzionali l’artista può permettersi la posizione più scomoda di ribadire l’utopia. E cosi` dopo otto anni da quell’esperienza Uberti rilancia nuovamente la citta` ideale nella mostra “After the Gold Rush” presso lo Spazioborgogno. Il titolo questa volta prende spunto da una canzone di Neil Young ma allude all’oro delle space blanket, le coperte isotermiche “metallina” utilizzate nelle situazioni di emergenza e ormai in modo massivo nel salvataggio delle centinaia di migliaia di profughi che cercano di raggiungere l’Europa superando le frontiere dei Balcani o via mare verso Lampedusa e la Sicilia. La pelle brillante, dorata, di questo materiale industriale con cui si avvolge e salva la vita a un uomo, diviene il “modulo” su cui poter scrivere parole nuove e disegnare ancora una volta, in pianta o in prospettiva, la città di Sforzinda. A terra è collocata una porzione di quella realizzata al neon nel 2008 perché continui a illuminare il mondo nella sua poesia ma anche perché amplifichi la riflettanza di quella che nasce da un’urgenza dei nostri giorni. Repetita iuvant, cosi` come la poesia deve aiutare la realtà e l’etica unirsi all’estetica: oggi che la corsa all’oro e` soltanto un ingannevole brillio, dobbiamo necessariamente costruire la citta` ideale in cui vivere in armonia, nella condivisione di spazio oltre che di valori. Uberti in tutti questi anni si e` mosso passo dopo passo su questi limiti con sorprendente raffinatezza ed eleganza per offrire luoghi per abitanti poetici.

Marco Bazzini

NOTE

(1) Anche se in arte le prime esperienze risalgono all’inizio degli anni Trenta con il grande gioco di luci e ombre di LaÅLzloÅL Moholy-Nagy in Licht-Raum Modulator o le prime sculture al neon dell’artista ceco Zdeněk PešaÅLnek, e` dal 1951, ovvero, da quando Lucio Fontana realizza quell’arabesco nello spazio dal titolo Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, che inizia e si diffonde questa nuova dimensione.

(2) “Neon – la materia luminosa dell’arte”, a cura di David Rosenberg e Bartolomeo Pietromarchi, Quodlibet, Macerata, 2012.

(3) Mauro Panzera, Sotto Il cielo di Milano, in “Massimo Uberti – Dreams of a possible city”, Electa, Milano, p. 14.

(4) Mauro Panzera, op. cit., p. 34.

(5) Ad Aprile 2010, durante la mia direzione, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato apre nei locali di Ripa Ticinese 113 a Milano uno spazio dedicato all’esposizione della collezione permanente. Quest’attivita` si chiude nel marzo 2014.

(6) Fabio Isman, “Andare per citta` ideali”, Il Mulino, Bologna, 2016.

BIOGRAFIA

Massimo Uberti (Brescia 1966). Vive e lavora a Milano. Diplomato all’ Accademia di Belle Arti di Brera. All’inizio degli anni 90 fa parte del gruppo degli artisti di Via Lazzaro Palazzi, Milano.
Nel 2008, realizza la grande scultura Tendente Infinito nella mostra Dreams of the possible city, Fondazione Stelline, Milano.  Nel 2012 vince international prize Artist’Book NOPX, Turino. Nel  2013 viene selezionato dalla commissione Europea per il workshop, New narrative for Europe, che si tiene a Milano e Berlino.

Progetti speciali recenti: 2018 Disegna per il coreografo Diego Tortelli, le scene di Domus Aurea prodotta dalla Fondazione Nazionale della danzaAterballetto, Reggio Emilia, coprodotto da MITO, Teatro Stabile di Torino, Milanoltre. 2015/2020, Today I love You, Amsterdam, Manchester, Ontario, Washington, Shanghai; 2014, Light, Miami-Basel Design per Bentley Elements;. Dal 2008 al 2014 è stato docente di pitture e arti visive all’ Accademia di Belle Arti Santagiulia, Brescia. nel 2013 ha gestito il corso di formazione, Macroscuola, MACRO, Roma, iRoma. 2011, Altro spazio, opera site specific per il Museo Pecci Milano